Le evidenze archeologiche

L’ANFITEATRO

Resti dell'anfiteatro

L’anfiteatro, insieme al foro e alle terme pubbliche, rappresentava uno dei simboli della civilizzazione romana di una città. Era utilizzato per i giochi dei gladiatori e per le venationes, ovvero gli scontri tra gladiatori e animali, come tigri, leoni, orsi e coccodrilli.

L’anfiteatro di Compsa, edificato in età primo-imperiale, si trovava nella parte sommitale della città, dove in età medievale verrà costruito il castello. La posizione dell’anfiteatro è molto particolare rispetto agli edifici presenti nel resto di una città: in genere questo tipo di edificio era situato in luoghi marginali, per permettere un facile controllo e un sicuro deflusso della grande quantità di spettatori che in genere assisteva a questi spettacoli.

La posizione dell’anfiteatro di Compsa, cioé nella parte più alta della collina, ci permette dunque di capire che almeno nel I sec. d.C. il centro urbano di Compsa non era un luogo molto abitato.

Galleria anulare

Ciò che rimane di questa struttura è gran parte della prima galleria anulare dell’ambulacro inferiore, coperta con volta a botte; le parti più visibili dell’anfiteatro, e meglio conservate, sono però i muri perimetrali dei vomitoria (ossia gli ingressi alle gradinate) coperti da volte a botte radiali. Si può così verificare che l’edificio è stato realizzato per lo più in opus mixtum, con ampie specchiature, però, in opus reticulatum.

Conserviamo anche una piccola porzione dell’arena, che non ha sottoservizi: dai calcoli effettuati su questi resti archeologici si è potuto stabilire che la sua capienza era di almeno ottomila spettatori. Era perciò una struttura capace di ospitare non solo la popolazione locale, ma anche quella dei centri vicini.

L’anfiteatro fu probabilmente edificato con due soli ordini di spalti (se invece si ipotizza un terzo ordine la capienza aumenta a ben 9000-10000 spettatori); in ogni caso le sue misure erano solo di poco più piccole rispetto ad altri anfiteatri campani costruiti in età tardorepubblicana, come quello di Pompei o Avella.

All’interno dell’anfiteatro conzano venivano spesso praticati i ludi gladiatori: lo sappiamo grazie ad un’iscrizione dedicata ad un anonimo plurimagistrato che viene onorato per i suoi meriti dal popolo urbano, che finanzia in suo onore, con il denaro raccolto attraverso una colletta, uno spettacolo di gladiatori.

L’epigrafe (CIL IX, 981) infatti recita: “Della tribù Galeria quattuoviro edile, quadrumviro quinquennale, questore del pubblico denaro, questore degli alimenti, sacerdote quindecemviro della Madre degli dei per i suoi meriti diede anche una splendida edizione di un combattimento di gladiatori la plebe urbana con il denaro raccolto. Nel giorno della sua inaugurazione concesse al popolo di entrambi i sessi cento denari ed un banchetto di due giorni. Luogo concesso per decreto dei decurioni.”