Le evidenze archeologiche

IL PODIO DEL TEMPIO DI VENERE

Il podio, che oggi è visibile sul lato nord, era il crepidema, ossia lo zoccolo, di un tempio che risale alla seconda fase, quella imperiale, del foro di Compsa e che probabilmente era dedicato a Venere genitrice: in una società di carattere agricolo-pastorale le divinità che proteggevano la procreazione, la generazione, la fecondità erano molto importanti. In particolare, poi, si può pensare che Venere continuasse il culto autoctono di Mefite, il cui santuario principale era ubicato nella valle d’Ansanto; non si può escludere che a Compsa ci fosse un originario tempio in onore di Mefite, poi convertito in tempio di Venere, con un avvicendamento tra le due divinità che con certezza è testimoniato, ad esempio, a Pompei.

Il podio del tempio di Venere

Di questo podio, che è in calcare, non si conserva la cimasa, ossia la parte superiore, ma è visibile solo la parte inferiore, formata da una serie di listelli con bugnato che dovevano fare da fondazione, da una cornice a pulvino e da una serie affiancata di pannelli rettangolari.

Probabilmente nel progetto di questo edificio c’è un richiamo a quelli che sono i valori formali della tradizione architettonica italico romana, con l’uso del podio liscio modanato con cornici a pulvino in pietra. Strutture templari con podio liscio in pietra sono abbastanza tipiche già a partire dall’età tardo repubblicana.

È un podio poderoso, che infatti reggeva strutturalmente un tempio di notevoli dimensioni costruito con una serie di colonne. Queste ultime, a seguito dei vari sconvolgimenti naturali e con il passare degli anni, hanno avuto altri utilizzi, e sono state usate come materiale di reimpiego forse per la costruzione del campanile della Cattedrale settecentesca: infatti su questo podio sono state ritrovate tracce di combustione risalenti a questo periodo.