Le evidenze archeologiche

Il mistero delle terme

Panorama prima del terremoto del 1980,
in cui è visibile la struttura tradizionalmente
identificata con l’edificio termale

Tra i luoghi ricreativi più frequentati dagli antichi Romani, come occasione di divertimento, di socializzazione e di sviluppo di attività, vi erano sicuramente gli impianti termali, monumentali edifici pubblici con scopi igienico-sanitari.

In genere c’erano due settori: maschile, di solito più grande, e femminile. Nelle terme c’erano sempre 3 stanze: calidarium (dove era collocata una vasca con acqua calda), tepidarium (con vasca di acqua tiepida) e frigidarium (con vasca di acqua fredda). Gli uomini si recavano in questi edifici per rilassarsi, per discutere di affari e di politica, ma soprattutto perché era l’unico posto in cui potevano lavarsi; dalle fonti sappiamo infatti che andavano lì ogni giorno. Prima di accedere ai bagni poteva esserci un giardino più o meno decorato, o comunque uno spazio che fungeva da palestra e da luogo d’incontro. Talvolta c’era anche un’altra stanza, il laconicum, che era una vera e propria sauna. La stanza in cui ci si spogliava e in cui si trovavano degli armadietti di legno era l’apodyterium. Sappiamo inoltre che esisteva un doppio pavimento e per riscaldarlo veniva adoperato il sistema delle suspensurae: vi erano dei laterizi sparsi sotto il pavimento superiore che lo sostenevano e nelle intercapedini c’era il passaggio dell’aria calda generata da una struttura chiamata praefurnium. Qui c’erano degli schiavi che riscaldavano acqua per produrre vapore; il vapore circolava sotto il pavimento e allo stesso tempo anche le pareti potevano essere riscaldate attraverso dei tubi.

Il problema relativo all’impianto termale di Compsa consiste nel fatto che, a causa dei terremoti, non abbiamo tracce archeologiche evidenti, se non i resti di quello che doveva essere un sistema idrico con tubi di piombo. Però, considerando che le terme, insieme con il foro e l’anfiteatro erano i principali elementi urbanistici delle città romane, e visto che sono attestate anche nelle altre città romane del territorio (ad esempio nel vicino municipium di Aeclanum, dove si sa con certezza che c’erano sia l’anfiteatro che le terme), si può ragionevolmente supporre che pure Compsa avesse le sue terme. E possiamo datare queste terme al I secolo a.C., periodo particolarmente fiorente per il nostro municipium, in cui assistiamo al passaggio dalla repubblica all’impero.

Un’ulteriore questione, sempre per l’assenza di tracce archeologiche, è quella relativa alla posizione delle terme a Compsa. Ci sono alcuni studiosi, come Di Giovanni, che hanno pensato si trovassero nella zona bassa della collina in via Lomongiello, in quanto in questa zona sono state trovate tracce di tubature e di vani con nicchie (anche se la struttura in tal caso avrebbe dovuto essere a due livelli, e ciò avrebbe creato problemi per il riscaldamento; perciò, forse, si potrebbe trattare di una fontana monumentale); altri invece, come Lariccia, pensano ad una ubicazione nella parte più alta della città, anche perché in questa zona sono state trovate alcune cisterne e i resti di un pavimento policromo che ben potrebbe giustificarsi come la decorazione di un impianto pubblico. In quest’ultima ipotesi, inoltre, le terme andrebbero a collocarsi in uno spazio più razionale e più funzionale alla vita sociale, quindi tra il foro e l’anfiteatro, tra lo spazio delle attività quotidiane e quello del momento ludicc-ricreativo.