La vita nel Municipium di Compsa

Economia e società

Area del foro: pavimento policromo

Area del foro: resti di pavimento
in opus spicatum

Anfiteatro: sezione di muratura
in opus reticulatum e opus mixtum

Buccino: Porta Consina

Ruderi di un pilone di un
ponte romano sull’Ofanto

La dominazione romana in Irpinia si affermò in seguito ad una serie di eventi politico-militari che si conclusero con l’istituzione del municipium, un’istituzione utile a controllare le aree interne. I municipia avevano infatti una loro autonomia ma anche degli obblighi verso Roma (lo stesso termine, da munus capere, “assumere dei doveri”, esprime l’idea di una sottoposizione ad oneri verso il potere centrale). I municipia avevano magistrature proprie e un senato, rappresentato dai decurioni, senatori elettivi anche per censo, che erano principalmente proprietari terrieri. L’organizzazione sociale, fondata sul censo e sulla classe di appartenenza, permetteva così di mantenere una certa stabilità politica.

Coloro che avevano maggiore potere erano, dunque, i latifondisti, che traevano dall’agricoltura la principale fonte economica, un guadagno che assicurava loro benessere grazie al lavoro dei vilici (schiavi appartenenti alla plebe rustica); abbiamo diverse indicazioni sulle coltivazioni agroalimentari del tempo grazie al ritrovamento dei resti di alcune ville rustiche nel territorio di Compsa. Questa attività era fondata sulla coltivazione di cereali, fieno, vino e olio, insomma i tipici prodotti mediterranei.

Un altro cardine dell’economia era rappresentato dall’allevamento: principalmente si allevavano buoi, indispensabili per lavorare i campi, e pecore (che fornivano latte e lana), ma anche cavalli, in particolare la rinomata razza dei cavalli irpini. Questa razza, allevata in un’ampia area adatta al pascolo prossima all’alveo dell’Ofanto, era in origine addestrata per la mobilità della pastorizia, ma veniva utilizzata come efficace arma da combattimento date le sue alte qualità di resistenza e velocità. In età romana i cavalli di questa razza venivano utilizzati anche per i giochi agonistici, come ci attesta Giovenale che ricorda un cavallo di nome Hirpinus nel suo ottavo libro delle satire:

“Nempe volucrem sic laudamus equum, facili cui plurima palma fervet et exultat rauco victoria circo; nobilis hic, quocumque venit de gramine, cuius clara fuga ante alios et primus in aequore pulvis”
“Per questo lodiamo il cavallo che, veloce come un uccello, raccoglie facili vittorie su vittorie tra il rauco fervore e l'esultanza del Circo. Cavallo nobile, da qualunque pascolo venga, questo che come un lampo corre davanti a tutti e per primo solleva polvere nel campo.”

Un’ altra fonte certa di guadagno era il commercio, favorito dalla buona posizione di Compsa, situata lungo la direttrice degli scambi: dai resti di un ponte sull’Ofanto è possibile riscostruire anche il tracciato di un percorso, una sorta di bretella della più importante via Appia, che terminava a Buccino, dove tuttora è visibile la Porta Consina.

A conferma di questa realtà economica, inoltre, abbiamo delle fonti epigrafiche che attestano la presenza di un collegium di Mercuriali: se c’era questa corporazione significa che c’era un culto locale in onore di Mercurio, protettore dei traffici e dei commerci.

Il quadro sociale veniva completato dalla classe degli artigiani, molto esperti nel settore, come ci testimoniano, ad esempio, i resti delle pavimentazioni presenti sia nel foro che in altri luoghi della rocca, e che afferiscono a diverse modalità di posa in opera, dall’opus spicatum a quello tesselatum, dall’opus reticolatum a quello mixtum. È molto probabile che l’artigianato si sia poi trapiantato nella vicina Sant’Andrea di Conza.