La storia del luogo

Mopso e i Mopsiani: tra mito e storia

La prima menzione che abbiamo della gens Mopsia è quella di Livio, che parla degli avvenimenti accaduti dopo la sconfitta di Canne, durante la seconda guerra punica.

Hannibal post Cannensem pugnam [castraque hostium] capta ac direpta confestim ex Apulia in Samnium moverat, accitus in Hirpinos a Statio [Trebio] pollicente se Compsam traditurum. Compsanus erat Trebius, nobilis inter suos; sed premebat eum Mopsiorum factio, familiae per gratiam Romanorum potentis. Post famam Cannensis pugnae volgatumque Trebi sermonibus adventum Hannibalis cum Mopsiani urbe excessissent, sine certamine tradita urbs Poeno praesidiumque acceptum est.
“Annibale dopo la battaglia di Canne (e) la presa e il saccheggio (degli accampamenti dei nemici) si era subito messo in marcia dall’Apulia alla volta del Sannio, fatto venire nel territorio degli Irpini da Statio (Trebio) che gli prometteva di consegnargli Compsa. Trebio era di Compsa, illustre tra i suoi, ma lo schiacciava il partito dei Mopsii, famiglia che doveva il suo potere al favore dei Romani. Poiché, in seguito alla notizia della battaglia di Canne e dopo che le chiacchiere di Trebio avevano diffuso la voce dell’arrivo di Annibale, i Mopsiani se n’erano andati dalla città, senza combattere questa fu consegnata al Cartaginese e vi fu accolto un presidio”.

Il passo descrive le fasi di uno scontro politico all’interno della comunità irpina di Compsa, uno scontro che avviene tra un singolo, un princeps di sicura origine irpina, il cui prestigio era riconosciuto tra la sua gente, ed una factio: i Mopsiani.

L’uso del termine factio probabilmente identifica un gruppo di potere oligarchico, forse qualcosa di più di un clan. Livio li definisce potenti per gratiam Romanorum: i rapporti con il governo romano dovevano essere piuttosto stretti, probabilmente mediati attraverso il contatto con le classi dirigenti delle numerose colonie latine che erano state spinte ai margini del loro territorio.

La menzione del nome dei Mopsii rappresenta un unicum nella documentazione relativa alla storia dell’Italia meridionale. Il riferimento più plausibile è a Mopso, figura mitica egeo-anatolica che si ritrova in due tradizioni.

Secondo la prima Mopso appartiene alla generazione dei partecipanti alla guerra di Troia e appare legato a due grandi personalità di eroi e vaticinatori, Calcante e Amphiloco. Il Mopso a cui si richiamano i partigiani filoromani di Compsa sarebbe quindi uno dei protagonisti delle saghe dei Nostoi che raccontano il ritorno a casa degli eroi della guerra di Troia ed è rappresentato nella tradizione come l’eroe locale delle genti di Asia Minore. La tradizione ricorda l’incontro nel santuario di Claros tra Mopso e Calcante: i due si sfidano in una gara di arte divinatoria e Calcante, battuto, muore dal dispiacere, come già gli era stato vaticinato da una profezia quando combatteva a Troia. Mopso è evidentemente visto come l’eroe locale, il campione asiatico che si contrappone a Calcante, elemento greco, sconfiggendolo simbolicamente sul suo campo, perché dimostra di essere migliore di lui.

La seconda tradizione presenta Mopso sempre come un indovino, ma questa volta al seguito di Giasone, durante la spedizione degli Argonauti (poiché tra gli Argonauti c’è Peleo, padre di Achille, si tratta di una generazione pretroiana). E dalle Argonautiche sappiamo che Mopso, dopo essere stato in Colchide, al ritorno fece un lungo giro, giungendo fino alla foce del Sele, dove Giasone fondò l’Heraion, cioè il tempio in onore di Hera Argiva.

Quali notizie storiche possiamo ricavare dal mito? In entrambe le tradizioni la figura di Mopso è collegata con la Cilicia e di certo non è di tradizione italica, quindi la gens Mopsia deve essere giunta dall’Anatolia.

Se a Compsa nel 216 a. C. si trova una factio Mopsiorum, filoromana, evidentemente gli scambi tra Asia Minore e Italia erano attivi già in età pre-coloniale, e quindi questa via istmica era nota alla generazione precedente - o comunque contemporanea - alla guerra di Troia.

Gli influssi egeo-anatolici e magno-greci nelle zone interne sono attestati, peraltro, dai reperti, oltre che da altre fonti e tradizioni. Addirittura, secondo il Lariccia, il gentilizio Mopso sarebbe rintracciabile persino nel nome di Compsa, che potrebbe significare qualcosa come «luogo dei Mopsi» (per questa ipotesi vedi Il nome di Compsa e la storia di un elmo)