La storia del luogo

IL NOME DI COMPSA E LA STORIA DI UN ELMO

Un’iscrizione, tra le più commentate e studiate tra i documenti epigrafici in osco, sembrerebbe fare menzione di una comunità di nome *Kampsa e far pensare, quindi, che la forma Compsa sia una forma latina più tarda.

Ma andiamo con ordine…

Elmo di bronzo cosiddetto attico-calcidese

Al museo Poldi Pezzoli di Milano, tra le armi antiche, è conservato un elmo di bronzo cosiddetto attico-calcidese, che ha assunto un valore documentativo di grande importanza. Pare che sia stato un ex-voto e pare che risalga al IV secolo a. C.; il reperto è stato oggetto di varie interpretazioni da parte di diversi studiosi, che, nonostante le difficoltà di lettura causate dall’ossidazione del metallo, si sono cimentati nello studio minuzioso dell’iscrizione incisa su di esso, in alfabeto greco ma in lingua osca.
L’iscrizione è la seguente:

“Vereias Kam[p]sanas Metapontinas
Sup medikiai”

In particolare, i termini vereias e medikiai sono tipicamente italici.

Il significato del termine vereia è comunque molto discusso: normalmente con questo nome si definisce una formazione militare dal carattere pubblico o privato, oppure un’associazione di giovani vicina a quella greca dell’efebia. Quindi la vereia era una compagnia di ventura - così A. La Regina “il nome di vereia indica una struttura militare propria dell’aristocrazia osca” -, formata essenzialmente di giovani in cerca di una collocazione sociale ed economica, sul modello del ver sacrum. La parola infatti può essere ricondotta all’etimo wer, legare, connesso appunto al ver sacrum, cioè al rituale svolto periodicamente presso i Sanniti e volto alla ricerca di nuove zone di insediamento.

La seconda parte, e la parola medikiai, fa sicuramente riferimento al soggetto sottinteso, che è individuabile nel meddix o meddiss (un magistrato) a cui la vereia era sottoposta. La traduzione dell’iscrizione sarebbe “Di una vereia campsana…metapontina sotto la guida…” Quindi si può trattare di una vereia di una località che si chiama *Kampsa e che ha operato nel territorio della città italiota di Metaponto.

Bisogna ora stabilire dove si trova questa Kampsa. E soprattutto, si può identificare con Compsa? Dobbiamo prima raccontare un’altra storia: in un luogo dello storiografo latino Livio si parla della guerra contro Annibale e compare la filoromana factio mopsiorum, il partito dei Mopsii. Questo gentilizio è di provenienza anatolica, e, visto che anche il suffisso -anos/-enos può essere ricondotto ad un suffisso proprio dell’Asia Minore e della Tracia, possiamo addirittura, insieme col Lariccia, ipotizzare tre cose:

  • che il più antico nome di Compsa era Kampsa;
  • che Kampsa è la sede di una famiglia di Mopsiani;
  • che il nome potrebbe essere composto dal prefisso toponomastico ka- e dal gentilizio Mopsos.

Una sorta di Ka + M(o)pso e quindi una sorta di “terra di Mopso”! (kamopso> kampsos). Kampsa, poi, compare anche in Agazia Scolastico, scrittore bizantino del VI sec d.C., quando racconta che durante la guerra gotica circa settemila Goti, dopo la sconfitta subita contro i Bizantini presso il Vesuvio, si rifugiarono nella roccaforte di Campsa fino al 555. Siamo in territorio campano, si parla di una roccaforte: evidentemente Agazia usa il nome “greco” di Compsa. A trasformare kampsa in compsa sarebbero poi stati gli autori latini oppure, semplicemente, un fenomeno apofonico.

Insomma, il nome originario sopravvive nella documentazione greca epigrafica (l’elmo) e storica (Agazia). E l’elmo contiene la più antica menzione del nostro luogo!

Un’altra possibile interpretazione, infine, sempre proposta dal Lariccia, collega il toponimo a kampsa, termine greco del gergo marinaresco che significa “punto di svolta”, quindi “collina” (come ipotizza R. Marandino): in questo modo si farebbe riferimento alla conformazione peculiare di Compsa, luogo prominente e punto di svolta nei percorsi istmici.